Visualizza articoli per tag: Vecchio

La chiave non gira nella toppa della vecchia porta della soffitta; da anni non viene aperta.
Prendo dell’olio e intingo l’estremità della chiave in un barattolo,la inzuppo come facevo nella tazza da bambino col pane nel latte tiepido.
Infilo di nuovo la chiave e sento che la serratura inizia a girare,un’altro giro e la porta con un cigolio degno di un film giallo si apre completamente.
Dal basso soffitto vecchie ragnatele pendono appesantite da anni di polvere.
Il pavimento in mattoni è ricoperto da un sostanzioso strato di polvere.
Giù in fondo,poggiato per terra,un grosso fagotto rettangolare avvolto in un telo di plastica;non so cosa nasconda...
Mi accosto,con circospezione,temo che qualche topo vi sia nascosto dietro.
Con cautela apro l’involucro, una nuvola di polvere si solleva, il raggio di luce che entra dalla porta e ne evidenzia un movimento verso l’alto;polvere di stelle della mia gioventù sono imprigionate in questo angusto spazio.... La vecchia radio Magnadyne a cinque valvole,era lì,con quattro manopole e l’occhio magico;ultima innovazione tecnologica, sul vetro, le stazioni trasmittenti stampate in rosso e verde, un mistero nella mia mente di fanciullo.
Mio padre l’aveva comprata nel 1940, per ascoltare il giornale radio delle ore tredici e ripetuto alle venti,ma anche per udire Radio Londra dove Mario Appelius,confutava le notizie di regime.
I messaggi cifrati per i partigiani. 

Dante Fantini  

il 03/09/2008

Pubblicato in Ricordi

Giovanni, Giovanni! Non ne posso più! Si deve pur vedere cosa ha da farsi! E' da stamattina che giro per casa come una matta! - - Sii buona Concetta, cerca di capire. Non è poi così difficile, sai? Sei tu che vuoi fartene un dramma per sbarazzartene. - continuò Giovanni - Pensaci un po',non è un soprammobile, sai? Che cosa devo fare? Dimmelo!
Ricorda che alla fine si diventa tutti vecchi. e allora?
- Da qualche tempo, oramai, la storia si trascina; spesso sono dovuti intervenire i vicini per sedare le liti tra i due. Giovanni, buon'uomo, tutto casa e lavoro; tornando a casa, dopo il duro lavoro nei campi, deve sempre vedersela con la moglie Concetta, alla quale per la sua provenienza da famiglia agiata, abituata nella casa paterna alla servitù e beni d'ogni genere, veniva difficile ora avere a che fare con il vecchio Pietro che, per la sua veneranda età e gli acciacchi ereditati dalla dura vita campestre, era costretto a stare quasi sempre seduto e quindi a dover chiedere, ogni qualvolta ne avesse bisogno, aiuto alla nuora.
Una situazione che, a Concetta, era divenuta pesante, tant'è che spesso rimproverava il marito per non averle dato ascolto quando gli suggeriva di portare suo padre all'"Ospizio"(1) -
Questa, dove abitiamo, è la casa che s'è costruita mio padre con grandi sacrifici! Continuava a ripetere il marito.
- Egli ha qui dentro tutti i suoi ricordi! Lo capisci o no? Come faccio a toglierlo da qui? Come posso portarlo in un posto dove sicuramente soffrirebbe di più nel vedersi abbandonato, dopo ciò che ha fatto per i figli? Sette figli, e tutti emigrati per l'Italia in cerca di lavoro; qualcuno s'era già impiantato con la propria famiglia in una di quelle città, e Gianni, terzogenito, avendo trovato lavoro a Belmonte Mezzagno, paese natìo della famiglia, era rimasto ad abitare nella casa paterna, dove già da anni, morta la moglie, il papà viveva da solo.
La storia continuava a portarsi avanti per lungo tempo; erano già venuti al mondo Pietro e Vincenzino.
Pietro, non appena il nonno apriva bocca, subito gli era accanto.
- Cosa vuoi, nonno? Come stai? - Ho solo dato un colpo di tosse, caro il mio Pietro; su, giacché sei qui siediti, voglio raccontarti una storia.
Devi sapere che tantissimi anni fa, quando la fame e la miseria abitavano quasi tutte le case del nostro piccolo paese.
- Ancora con le favole! E i compiti? - interveniva Concetta inviperita
- Su, vieni a studiare se non vuoi iventar somaro! Quasi che ella non digeriva nemmeno i racconti del vecchio al piccolo Pietro.
- Ma, mamma! - - Niente mamma! - Continuava, borbottando sottovoce frasi verso il vecchio che, a causa della sopraggiunta cecità, non riusciva a scorgere la nuora e capire quant'ella mugugnasse. Il tempo passava, i piccoli cominciavano a farsi adulti; e per il vecchio Pietro gli anni diventavano sempre più pesanti.
I diverbi tra marito e moglie, anziché finire, crescevano sempre più, tanto che il marito per evitare che i figli continuassero a sentire, si convinse a portare il padre in quella casa per anziani: l'"Ospizio". E così, di buon mattino, mentre i figli e la moglie dormivano, si mise in spalle il povero padre e iniziò la strada per Palermo.
Non esistevano mezzi di trasporto in quei tempi. Lungo la strada. o meglio il viottolo che sale per la scorciatoia che da Belmonte porta alla città, (vi era e c'è ancora) uno spiazzo, un grandissimo spiazzo con una enorme quercia dove ancora oggi nidifica l'usignolo, e al centro una piccola sorgente "a Giarritedda".
Giovanni, stanco e sudato, si fermò per riposare e bere un po' d'acqua, adagiò il padre su una grossa pietra accanto alla sorgente ed emise un rantoloso sospiro: "Ah!" Il vecchio Pietro d'un colpo capì quanto stava avvenendo, e disse al figlio:
- Eh, figlio mio, anch'io ebbi a tirare un sospiro quando adagiai mio padre proprio in questo posto, dove tu ora hai adagiato me, mentre lo portavo all'"Ospizio".
- Giovanni rimase impietrito a guardare suo padre, e capì quanto egli disse e il significato di quelle parole; si rimise il padre sulle spalle e, anziché Palermo, fece la via del ritorno.
Pensava e ripensava, lungo la strada, a quelle parole dette da Pietro: "anch'io sedetti mio padre e tirai un rantoloso sospiro, in questo posto, dove tu ora hai adagiato me."
Quelle parole pesavano più di quanto egli portasse sulle spalle.
E mio figlio? Pensò.
Mio figlio, quindi. avrebbe dovuto un giorno non tanto lontano.
Per questa strada.
Era orribile quanto pensava; ma era pur vero che, per accontentare le isteriche voglie di sua moglie. li avrebbe educati. "Certo!" "La moglie!" continuò a pensare.
-Aspetta che torno a casa e sentirai cosa ho da dirti!
- Parli con me, Giovanni? Fece Pietro; mentre il sole cominciava a sciogliere la rugiada mattutina e l'usignolo a riprendere il suo soave verso. (1) (allora, casa di cura per anziani)
Se avete un giornale o una rivista e... se volete,
Vi autorizzo a pubblicarlo; mi auguro che me ne invierete una copia!!! Conoscerei così anche parte dei Vostri posti.  

Rocco Chinnici

Via Adone Zoli 19
90031 Belmonte Mezzagno (PA)

Pubblicato in Ricordi