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SACERDOTI DI S.MARIA MAGGIORE

CHIESA PARROCCHIALE

Santa Maria Maggiore

ROIO DEL SANGRO

 

SACERDOTI DI S.MARIA MAGGIORE DAL 1542 AL 1727

1542 -          Don Berardino de Ghiozza arciprete

1558 -          Don Antonio Macera arciprete

1648 -          Don Francesco Codinardi arciprete

1668-1691 Don Mario Girelli arciprete

1727           Don Giuseppe Ricci arciprete (1)

SACERDOTI DELLA RETTORIA DI S. ANGELO O S. MICHELE ARCANGELO

        -1542 Don giuseppe de Ebulo

1542-1552 Don Giacomo Gallo Rettore per rinuncia di don Giuseppe de Ebulo  (Bolla di collazione di S. Angelo con S. Angelo di Castelguidone)

         1552 Don Gentile di Mastrostefano Rettore

1552-1558 Don Antonio Barletta cappellano

1558-1558 Don Andrea di Montazzoli

1552-1558 Don Domenico d'Ortona cappellano

1552-1558 Don Domenico Ferrazzano Rettore

1558-1609 Don Virgilio de Lorito di Roio Rettore (2)

1609          Don Giovanni Donato Cermelis di Agnone Rettore

1627-1648 Don Pietro (de) Curtis Rettore

1656          Don Eusebio Girelli Rettore

1661          Don Francesco Domenichi Rettore

1679          Don Don Antonio Girelli Rettore

1685          Vacante per rinunzia di Don Antonio Girelli nel 1681

1691-1709 Don Valentino Battista Rettore

1727-1729 Don Giuseppe Simonetti di Borrello Rettore

1768          Don Nicola Galluppo Rettore

                                                       ________________________________________________________________

(1) - Deceduto il 5 dicembre 1762 a 68 anni

(2) - Secondo le bolle Don Virgilio de Lorito di Roio avrebbe avuto la rettoria nel 1552 per morte di Don Giacomo Gallo, ma essendo diacono, solo dal 1558 ne fu effettivameente titolare.

                                                       ________________________________________________________________

( I dati sopra riportati sono tratti dal libro "IN TERRA RODII" DI Lucio Cuomo )

 

SACERDOTI DI S.MARIA MAGGIORE  dal 1735

Dal 02/08/1735 Al 22/10/1762 - Don Giuseppe Ricci da Belmonte (Arciprete)

Dal 23/10/1762 Al 22/01/1763 - Sede Vacante

Dal 23/01/1763 Al 02/08/1763 - Don Nicola Galluppi (Economo)

Dal 03/08/1763 Al 02/07/1776 - Don Giuseppe Felice Daniele (Economo)

Dal 03/07/1776 Al 24/07/1776 - Sede Vacante

Dal 25/07/1776 Al 28/06/1824 - Don Pasquale Ricci (Arciprete)

Dal 29/06/1824 Al 03/09/1828 - Don Vincenzo Pellegrini (Economo)

Dal 04/09/1828 Al 15/05/1830 - Don Severino D'Auro (Economo e Curato)

Dal 16/05/1830 Al 10/09/1830 - Don Giuseppe Buonanotte (Coadiutro e Curato)

Dal 11/09/1830 Al 10/08/1831 - Don Michele Giannico (Economo e Curato)

Dal 11/08/1831 Al 29/11/1831 - Don Giuseppe Grimaldi (Economo e Curato)

Dal 30/11/1831 Al 25/12/1831 - Sede Vacante (Si alternano diversi curati)

Dal 26/12/1831 Al 22/10/1833 - Don Michelangelo Angelucci (Economo e Curato)

Dal 23/10/1833 Al ??/05/1840 - Don Giovanni Gamberale (Arciprete)

Dal ??/05/1840 Al 16/05/1842 - Don Vincenzo Santilli (Economo e Curato)

Dal 17/05/1842 Al 25/02/1843 - Don Nicola Piccirilli  (Economo e Curato)

Dal 26/02/1843 Al 07/02/1847 - Don Domenico Maiorino (Economo e Curato)

Dal 08/02/1847 Al 07/06/1848 - Don Nicola Piccirilli  (Economo e Curato)

Dal 08/06/1848 Al 15/07/1849 - Don Voncenzo Conti (Economo e Curato)

Dal 16/07/1849 Al 07/08/1849 - Don Nicola Piccirilli  (Economo e Curato)

Dal 08/08/1849 Al 20/05/1850 - Don Voncenzo Conti (Economo e Curato)

Dal 21/05/1850 Al 27/??/1851 - Don Nicola Piccirilli  (Economo e Curato)

Dal 28/??/1851 Al 22/11/1851 - Don Giovanni Cianchetta (Economo e Curato)

Dal 23/11/1851 Al 23/08/1854 - Don Nicola Piccirilli  (Economo e Curato)

Dal 24/08/1854 Al 05/12/1855 - Don NIcola Cinese (Economo e Curato poi Arciprete)

Dal 06/12/1855 Al 09/04/1902 - Don Domenico Galluppi (Economo e Curato e Arciprete)

Dal 10/04/1902 Al 27/06/1909 - Don Giuseppe De Andrea (Arciprete)

Dal 28/06/1909 Al ??/??/????  - Don Giuseppe Belmonte (Reggente)

Seguiranno aggiornamenti


Don Francesco

Il parroco che ha sorretto la parrocchia negli anni della nostra infanzia, la sua gentilezza, bontà, arguzia ed affabilità ci ha accompagnati all'età adulta.Come non ricordarlo sulla sua lambretta, le sue prediche, gli scappellotti quando ci si comportava da monelli, per quanto di bello ci riporti alla mente di quegli anni................GRAZIE.

 

Reliquie

La Sacra Famiglia

Icone votive raffiguranti la sacra famiglia, era usanza farle girare nel paese da una abitazione all'altra.

In genere venivano trattenute una settimana per ogni famiglia.

Nel retro dell'immagine vi è un contenitore per le offerte.

Anticamente il ricavato veniva utilizzato nel giorno di S. Giuseppe per offrire un pasto all' uomo, la donna ed il bambino più povero del paese.

Tela di Ferdinando Palmerio di Guardiagrele

Tela del maestro Ferdinando Palmerio di Guardiagrele dipinta nel 1864. Il committente, a sinistra nella porzione in basso, è il sacerdote Domenico Sabatino Galluppi, nato in Roio del Sangro il 6/2/1819 e quì morto il 17/6/1901. Vi fu arciprete dal novembre del 1855 fino alla morte. E' considerato persona di alta cultura umanistica e teologica, dotata di eccellenti doti oratorie. (Roio 15/8/2000).Si racconta che il viso della madonna fosse di una ragazza che apparteneva ad una famiglia povera di Roio.

Vecchie foto della cattedrale

Notizie sulla chiesa di Santa Maria Maggiore

Click sulla foto per approfondire

Leggendo il precedente messaggio mi fa ricordare anche a me di una Pasqua di tanti anni fa 1956, quando con Peppino mio fratello nascondevavo delle uova dal pagliaio di mio padre per averne una quarantina e poi fare delle pupe per Pasqua, ma purtroppo qualche giorno prima mio fratello Fernando che ancora non aveva 8 mesi si ammalo' gravemente, Don Libero veniva frequetemente a visitarlo ma a la vigilia disse questo bambino non arrivera' a Pasqua. logicamente tutti sconvolti, Romolo stava facendo la piccola cassa bianca, ma nonostante tutto noi pensavamo alle 40 uova e le pupe! portammo le uova da mia sorella Maria ma lei disse nznparl, la mattina Di pasqua mentre le campane suonavano a distesa qualcuno disse a mio padre e arrivato lu mdchic Dr. DiCarlo, mio padre corse da lui spiegandogli la situazione immediatamente vinne senza neanche finirsi a fare la barba lo visito' e disse, al bambino le manca il calcio gli fece la ricetta dopo 2 ore dalla prima ignezione tutto tono' al normale, Maria si presento con 2 pupe si era alzata alle 4 del mattino e quelle pupe avevano un sapore speciale.Fenando gode di ottima salute, piu volte tornando a Roio ho detto al caro Dottore grazie per aver salvato mio fratello e la sua risposta e stata sempre uguale un sorriso e una pacca sulla spalla, e continuava per la sua strada, con grande rispetto voglio ancora una volta ringraziare il Saggio Dottore, UN GRANDE DI ROIO, persone come lui questo mondo ne a tanto bisogno. saluti caramente a tutti i roiesi. 

Mastrangelo Santino 

 il 09/04/2007

(Villa S. Maria, 1935) Una settimana prima di pasqua, a volte prima ancora della domenica delle Palme, io e la mia piccola sorella Leda cominciavamo a chiedere: “Mamma quando inizi a fare i dolci di Pasqua?”... e mia madre, con tutto il daffare che aveva, trovava sempre la frase adatta a spiegarci “che era troppo presto per iniziare a preparare le pupe ed i castielle, ed aggiungeva come ulteriore e finale spiegazione “che te ne fai di un castielle che per il giorno di Pasqua sará duro come una pietra?”... e tanto bastava a noi bambini per tenerci a bada per alcuni giorni.Poi, un giorno, quando meno ce lo aspettavamo, vedevamo nostra madre con passo lesto, nonostante la sua mole, col cestino porta uova in mano, quello di fil di ferro con la pancia rotonda e larga che si ristringeva verso l’alto, per terminare con la svasatura, pieno zeppo di uova. Era il segnale! Pasqua era vicina e con Pasqua i dolci da portare al Santuario della Madonna e dopo una veloce benedizione li mangiavamo li sul posto, li sul prato antistante la chiesa.... un dolce grande tutto per me, senza alcuna restrizione....! E, quell’apparire di mia madre, col cestino delle uova, era per noi ragazzi l’inizio di una gioia silente che si sarebbe protratta nel tempo e qualche vago ricordo e’ rimasto fino ad oggi. Immediata era la nostra presenza , mentre mia madre vicina alla madia, sulla spianatoia, andava accumulando farina e zucchero, dopo averli pesati, le uova, un limone, la grattugia, la stessa che utilizzavamo per grattugiare il pecorino...e poi tirava fuori dal “mantesine” due bustine di lievito vanigliato “Bertolini” e per finire la bottiglia di olio di oliva era li, sulla spianatoia torreggiante sugli altri ingredienti. Le mani di mia madre bucavano la montagnola di farina dall’alto, ed ecco, quasi per magia formarsi “la fontanella” nella quale anche noi bambini potevamo rompere le uova; “attenti al guscio” ci ammoniva mamma” e poi giú tutto quel ben di Dio. La festa della redenzione iniziava la domenica, ma i nostri cuori innocenti erano gia’ in armonia col mondo intero ed in comunione con quello di nostra madre. Oggi, ad ottant’anni, quando i pensieri si incupiscono e l’orizzonte si vela di nuvole corsare che si formano e di disfano con velocitá, e che potrebbero essere foriere di tempesta, in quei momenti, cerco negli anfratti della mente, i miei ricordi da fanciullo, quelli semplici ed innocenti, come quelli descritti per i dolci di Pasqua; come per un prodigio, che solo ai bambini e’ permesso di vedere, quelle stesse nuvole che tendevano al brutto, ora, esse rallentano la corsa, si trasformano in cirri e tendono al rosa; la mente si rasserena e sia pure per pochi minuti, il cielo tende di nuovo al bello. Sento una profonda gratitudine per questa madre con cinque figli da accudire, capace di pianificare giornalmente la giusta quantitá necessaria di tempo per la clientela della bottega, avere la pazienza e le giuste maniere per educarci ad una armonia familiare che ha resistito negli anni; e’ tutto qui, puó essere poco o tanto, dipende dai punti di vista; forse contentarsi di piccole cose, se donate con generoso amore, ne rimane traccia negli anni e rivisitarle di tanto in tanto, ci fara' ancora rivivere momenti indimenticabili.. 

Dante Fantini  

  il 09/04/2007

(Storie e Personaggi di Villa Santa Maria)
Il Maniscalco Gaetano era persona dal fisico robusto, l`abbronzatura del viso si accompagnava ad una severita` dello stesso, braccia possenti, mani ruvide e forti.
A volte, Gaetano mi permetteva di girare il ventilatore della forgia; restavo affascinato nel vedere il mutamento di colori che assumeva il carbone; da nero, con l`ausilio del soffio magico della forgia, esso diventava rosso, poi rosso vivo ed infine bianco, al massimo del calore.
Era un vasto locale quello di Gaetano, buio, con una piccola finestrella in alto, la sola fonte di luce, oltre che l`ingresso.Cosi i ferri violentemente battuti col martello sprizzavano scintille al di sopra dell`incudine, rischiarando la stanza ad ogni battuta.
Io guardavo incantato questo omone maneggiare gli strumenti dall`aspetto sinistro; tenaglie, tronchesi, morse, seghe per metalli, grossi catini di pietra, una volta usati come truogli per maiali. Gaetano infilava in questi recipienti colmi di acqua i metalli incandescenti ed il liquido frigolava in una nuvola di vapore.
Col tempo mi e` capitato di leggere qualche libro di mitologia e mi sono ricordato di Gaetano, come del Dio Vulcano della mia infanzia; il Dio del fuoco Etrusco, ma anche il pedicure degli asini, muli e cavalli; egli tagliava, limava gli zoccoli e vi applicava il ferro rovente ed esso sfrigolava un lezzo di unghia bruciata si alzava verso l`alto come incenzo propiziatorio alla buona riuscita del lavoro. Questa procedura puo` sembrare una crudelta` gratiuta, ma era cosa utile , affinche` la calzatura dell`asino trovasse sede appropriata nello zoccolo bruciando la parte in eccesso di esso, adattando lo zoccolo al ferro.
Ed io, spettatore timoroso, speravo che l`asino non soffrisse e pregavo silente che Gaetano si sbrigasse e togliesse quella scarpa rovente dallo zoccolo del quadrupede, cosi la mia sofferenza e quella dell`asino cessasero al piu`presto.
L`ultima parte del lavoro di Gaetano, era fissare il ferro allo zoccolo con cinque chiodi di alluminio a testa quadrata; il chiodo doveva penetrare per qualche centimetro nello zoccolo ed uscire la parte esterna dello stesso, senza toccare la parte viva, la parte irrorata dell`unghia. La parte sporgente del chiodo veniva tagliata con le tronchesi e la lima smussava il residuo del chiodo. A lavoro terminato il ruvido Gaetano diveniva anche pedicure del mulo con un pennello intinto d`olio minerale esausto, dal colore scuro, spennellava lo zoccolo per rendere lucente la nuova calzatura del mulo. Poi, il quadrupede si avviava verso una nuova giornata di lavoro, preceduto dal proprio padrone con cavezza in mano, mentre Gaetano lanciava il suo ultimo sguardo per valutare il buon incedere del quadrupede e quello curvo del padrone. 

Dante Fantini 

Villa Santa Maria  il 09/07/2007

Le mie vacanze quando ero piccola, le trascorrevo a Roio del Sangro, ospite di mia nonna Pia, vedendo questa foto mi sono ricordata di come era questo paese prima della guerra.le distruzioni viste in questa foto per opera dei tedeschi in ritirata, mi riportano alla mente la forte figura di mia nonna, la quale pur restando vedova in giovane età, e con due figlie piccole da accudire, senza pensione e senza altri proventi , riuscì sostenere la sua famiglia con l’aiuto di un quadrupede , facendo piccoli trasporti locali. Per arrotondare le entrate famigliari faceva la supplente per il trasporto della posta da Roio a Villa Santa Maria.L’aiuto del quadrupede venne a mancare perchè i tedeschi lo requisirono,così mia nonna si ritrovò senza mulo e senza casa, giacchè i tedeschi fecero terra bruciata ... distrussero anche la sua casa. Le mie vacanze estive le trascorrevo in quel delizioso paese. Ricordo il viaggio da Roma a Caianello,in compagnia dei miei genitori e mio fratello Peppe,il viaggio era infinito giacchè,dopo bisognava prendere un altro treno fino a Castel di Sangro,il viaggio non era ancora terminato, bisognava prendere il treno , fino a Villa Santa Maria ,dove ci rifocillavamo al buffet della stazione, mia nonna ci attendeva con il mulo per percorrere il tratto fino a Roio.Questa foto mi rattrista tanto,l’unica cosa visibile che mi riporta ai tempi felici della mia fanciullezza, è la fontana ;ricordo il maniero che penzolava da una catenella, e invitava i passanti a dissetarsi di quell’acqua purissima.Con le mie amiche, Antonina la paparella, mia cugina Maria lu seggiar ,Imma Carrea, andavamo a lavare la piccola biancheria,al lavatoi all’aperto,sulla sinistra della fontana.Le mie vacanze se pur rustiche me le ricordo tra le più belle della mia vita.Per adesso basta , il seguito alla prossima e-mail.Italia Fornari, settembre 2007.



ITALIA FORNARI

il 11/09/2007

roio_dalla_montagna.jpg

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