GENNAIO 1935 (Villa Santa Maria)

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Fabio si e` recato in Cina in questi giorni di gennaio ed i Cinesi festeggiano il nuovo anno dedicato al maiale, essi ritengono che sara` un anno di prosperita`. Fabio mi ha raccontato per telefono i grandi festeggiamenti che si stanno svolgendo in Cina; io mi sono ricordato del piccolo festeggiamento che avveniva in ogni famiglia in cui si ammazzava il maiale a Villa Santa Maria. Quel giorno si celebrava con un pasto piu` ricco, nel quale, animelle di maiale, polmone e fegato, erani serviti in abbondanza, con l`aggiunta di patate e peperoni, il tutto cotto nel grande padellone, avvolto dalla fiamma viva sotto la cappa del camino. Sospendo per un momento i ricordi che questo animale ha lasciato impresso nella mia mente di fanciullo, per riprenderlo tra qualche rigo. Quando il sonno tarda ad arrivare, pensieri tristi cercano di prendere il possesso della mia mente e cavalcarla a tutto sprono, io, tento di liberarmene. Inserendo a forza, come in una strettoia in cui il corpo non riesce a passare , se non dopo svariate abrasoni sulla pelle, i ricordi della mia infanzia. Cosi`, ieri notte, dopo essermi liberato a fatica di quei pensieri molesti, nella mia mente e` subentrato il ricordo di una merenda che a volte mia madre preparava, merenda di rara squisitezza; una fetta di pane caldo tagliata da una pagnotta, e su di essa spalmata di ``sanguinacce``; questa vellutata e bruna delizia era impreziosita da qualche gariglio di noce che ne esaltava il sapore. Sangue di maiale, a questo ingrediente principale veniva aggiunto il ``Mostocotto`` ed una generosa spruzzata di ``Punch Jannamico``. Poi, a cottura lenta su fiamma viva, si continuava a mescolare, fino a che questo liquido prendeva spessore. Inoltre ``lu sanguinacce`` aveva la rara proprieta` di conservarsi a lungo, anche per mesi, senza additivi chimici. Qualche famiglia benestante, certamente non la mia, aggiungeva a ``lu sanguinacce`` pezzetti di cioccolata e frutta candita. Mia madre difendeva la sua ricetta, dicendo che l`altra era una solenne porcheria, ed aggiungeva; se io ho una cioccolata me la mangio e ne gusto il sapore, non la metto certamente nel `` sanguinacce``. Dalla carcassa del maiale non si buttava nulla, per fino le osse ben spolpate, le si faceva bollire insieme ai fagioli e questi prendevano l`ultimo sapore da quella bestia allevata amorevolmente per un anno. ``La zogna`` , quel grasso che copriva gli organi interni del maiale, veniva sciolto col calore del fuoco e versato nelle vescica dello stesso maiale; la vescica veniva gonfiata e assumeva la grandezza di un pallone, una volta essiccata era un ottimo contenitore. Le salsiccie di fegato, ben speziate e con giusta salatura, si distinguevano dalle altre per il colore scuro che assumevano; insieme ai prosciutti, al guanciale ed al lardo, arricchivano il soffitto delle vecchie cucine famose; una dispensa a vista, una goduria per chi guardava e le indispensabili proteine per tutta la famiglia; sale, pepe e peperoncino e con l`aggiunta di fumo che regurgitava dal camino, erano gli unici additivi per la conservazione di tutto quel ben di Dio; anche le setole di maiale, strappate dalla schiena, venivano usate per confezionare pannelli.
Adesso basta! L`ho presa alla larga per raccontare del mio paese e di un avvenimento frequente a Villa Santa Maria, il mese di gennaio di tanti anni fa

Dante Fantini

il 14/04/2007

Letto 10702 volte Ultima modifica il Mercoledì, 17 Aprile 2019 11:34
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Ciao, sono NIcolino Cese e mi occupo della manutenzione di questo sito.

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