Corriere 1990

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Dal “Corriere della Sera” del 23 gennaio, 1990

 

Dopo il tramonto di certe  abitudini  cambiano anche  nei  quartieri alti le esigenze dell’organizzazione domestica

Mister Jeeves diventa tuttofare

Gli ultimi maggiordomi si trasformano in autisti, cuochi e guardie del corpo

La classica figura celebrata dallo scrittore inglese Woodhouse sopravvive soltanto in poche case – Ora viene richiesto un ampliamento delle mansioni – L’ondata di filippini e cingalesi ha rivoluzionato il mercato – Una tradizione basata su fedeltà e disponibilità

Il giornale che avete tra le mani vi è costato una corsa fino all'edicola, forse una multa per posteggio in doppia fila e senz'altro una bella razione di freddo di cui avreste volentieri fatto a meno. Sarebbe certamente stato più comodo se stamattina, a porgervelo su un vassoio d'argento mentre stavate facendo colazione, fosse stato un inappuntabile e signorile maggiordomo.

Roba da film? No, c'è ancora chi può permettersi queste raffinatezze. Gli «inimitabili mister Jeeves» e gli «incomparabili mister Crichton» (personaggi creati dagli scrittori inglesi Wodehouse e Barrie) non sono ancora del tutto estinti. Ma quelli che restano sono privilegio per pochissimi milanesi. Mentre i nuovi ricchi si «limitano» a tenere un bravo cameriere.

Anche perché ormai è difficile trovare un «classico» maggiordomo. Non esistono scuole né corsi di formazione. Non c'è, come si può immaginare, una grande richiesta. L'ondata di immigrati filippini e cingalesi, che sgobbano molto e costano poco, ha rivoluzionato in questo settore il mercato del lavoro. E poi, all'occorrenza si possono contattare privatamente i «maggiordomi a ore».

A favore di una moda (e di un modo per risparmiare) si è interrotta quindi una tradizione che sopravvive soltanto in alcune selezionatissime famiglie. Una tradizione per cui l'uomo di fiducia è un dipendente, d'accordo, ma anche un amico sempre pronto al consiglio giusto e alla massima riservatezza.

E' il caso di Enzo Monica (di Parma, come il maggiordomo di Silvio Berlusconi) da 33 anni a Milano, alla guida del personale di servizio di donna Giulia Maria Crespi. Oppure Odolindo Di Girolamo, abruzzese, da trentotto anni al fianco della baronessa Bagatti Valsecchi nel palazzo di via Santo Spirito. «Ma io sono soltanto un cuoco» precisa, modesto. E poi confida: «Certo, capita che quando finisco di spignattare e ho un momento libero, dopo aver proposto alla baronessa il menù per il giorno dopo, mi occupo di cose più generali della casa e alla fine magari siedo con lei nel salottino a guardare un po' di televisione. Lei è proprio una vera signora, di quelle che non ne nascono più. E' difficile trovare famiglie come questa. Sono stato fortunato. E come me è stato fortunato mio fratello Giulio, che lavora in casa del principe di Castelbarco».

Ma anche Antonio Colaizzo non può certo lamentarsi. Da venticinque anni assiste i Roncoroni «sa, quelli del cotonificio - gongola -. Gente all'antica, tradizionale. Mi vogliono bene e io ne voglio a loro. Ma ho il mio appartamento e la sera, terminata la cena, se non c'è altro da fare, torno da mia moglie. Anche io ho un fratello cuoco. Era come me in una casa privata. Poi ha preferito andare a Mediobanca, con Enrico Cuccia».

A Milano gli abruzzesi della provincia di Chieti, specializzati in questo lavoro, sono proprio tanti. C'è Giovanni Angelucci dai conti Cicogna, Domenico Napoleone (giovane, barba rossa, folta e pettinata come quella di un generale asburgico) a servizio da Maria Teresa Crespi, moglie del commendator Vittorio e cugina di Giulia Maria. E Antonio Armeno che lavora per Anna Bonomi Bolchini. Il figlio di Anna, Carlo Bonomi Bolchini, ha un maggiordomo all'antica che ha il suo stesso nome di battesimo e che segue la famiglia a Marbella, in Spagna, du­rante le vacanze estive.

E mentre il butler del conte Urbano Rattazzi ac­compagna immancabilmente il suo padrone sui campi da golf, il maggiordomo di Leonardo Mondadori ha invece un triplice ruolo. Oltre a quello tradizionale, fa anche da autista e guardia del corpo. Un po' come il fedele Bruno che otto anni fa fu l'unico, oltre ad alcuni parenti, a essere ammesso nella stanza d'ospedale per radere il viso al padrone in quei giorni ricoverato: Gianni Agnelli.

 Maurizio Donelli

Letto 11249 volte Ultima modifica il Martedì, 08 Maggio 2012 12:20

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